Cultura e bestialità politica.

Pubblicato il da Lorenzo Pontiggia il poeta Mary Lory

Cultura e bestialità politica.
Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale ed ipocrita. In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di Platone a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento? Per giunta non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà- le università, le arti, il mondo librario- non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla, a difenderla. Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano? Matura forse nella civiltà letterara un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?

Pino Granata

 

Risposta
Steiner è lo stesso che si chiedeva come sia stato possibile che il paese più colto d?Europa, ricco di letteratura, musica, filosofia, sia caduto preda del nazismo. Si chiedeva come fosse possibile che i treni per Auschwitz passassero a pochi metri da Furtwängler che dirigeva Beethoven. Per capirci qualcosa, del ribollire irrazionale sotto la crosta razionalista, bisogna leggere Dostojevskij, secondo Steiner.
Paolo De St.


Rispondo

Ciao Pino e Paolo, m'intrometto perché sto leggendo il libro di Erich Fromm: “L'AMORE ALLA VITA”.


Devo cominciare da Stalin che fu un buon insegnante a Hitler.

 Poi c'è la storia che da seimila anni a questa parte generali e uomini di stato, hanno giustificato che per il bene della patria si doveva applicare la “Ragion di Stato” con la razionalizzazione...            

 Il Fuhrer da buon allievo volle superare il maestro, sterminando esseri umani impotenti...

 

- E. Fromm: La mia analisi su Hitler consiste nel dimostrare che il Fuhrer era un uomo che nel profondo  dell'animo odiava tutto ciò che è vivente. Se si afferma che odiava gli ebrei, ovviamente si dice il vero, e d'altra parte non è esatto perché l'affermazione è troppo riduttiva.                                                                      

 Certo, Hitler odiava gli ebrei: ma odiava anche i tedeschi. Tant'è che sfuggitagli di mano la vittoria, umiliato il suo orgoglio, avrebbe voluto condannare alla distruzione l'intera Germania, e del resto l'aveva già detto nel 1942: se questa guerra sarà perduta, vuol dire che il popolo tedesco non merita di sopravvivere.
Hitler costituisce l'esempio limite di un individuo necrofilo, il cui carattere restava celato ai suoi seguaci grazie alle sue asserzioni salvifiche. -

 

Rispondo:

 

Non cadiamo nell'errore di attribuire alla Cultura l'impotenza, semmai la responsabilità è degli “intellettuali” asserviti e compiacenti che dilagano attualmente propagandati dai mass media che vogliono il trionfo della mediocrità, vedi i politichesi di ogni tempo.
La CULTURA  e la POLITICA spesso devono rimediare ai danni della pseudocultura e pseudopolitica.

 

lorenzo pontiggia il Poeta marylory

Con tag Politica

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post