LA QUESTIONE MERIDIONALE - il lavoro storico – ALESSANDRO COLETTI (III parte)

Pubblicato il da Lorenzo Pontiggia il poeta Mary Lory

LA QUESTIONE MERIDIONALE - il lavoro storico – ALESSANDRO COLETTI (III parte)

 

IL PRIMO MERIDIONALISMO

Superato con l'integrazione “fisica” delle regioni meridionali il primo trauma postunitario e portata a compimento con l'acquisto di Roma e Venezia l'unità nazionale, gli uomini che reggono l'Italia devono rimboccarsi le maniche dinanzi alla serie di problemi che affliggono il giovane stato “in rodaggio”. Il disavanzo della finanza pubblica, dissestata dalle spese per le guerre risorgimentali: il deficit del bilancio tocca le sue punte più alte nel 1866 e solo a partire dal 1869 riuscirà a risalire lentamente la china fino al pareggio, con una ferrea politica finanziaria. Le regioni meridionali sono più delle altre spremute dalla imposizione tributaria.


Il nuovo stato unitario ci riprovò con la vendita dei beni fondiari  confiscati agli enti religiosi ed alle istituzioni di beneficenza ecclesiastiche per soddisfare le esigenze dei contadini poveri desiderosi di acquistare un appezzamento e di pagarlo dilazionato. Purtroppo i contadini essendo sprovvisti di mezzi necessari per culture remunerative erano costretti a rivenderli favorendo i possessori di capitali (pescicani).


Anzi la politica del “trasformismo” introdotta dalla nuova classe dirigente riconfermò il Sud nella propria subordinazione, dopo il patto intercorso tra borghesia settentrionale e ceto proprietario meridionale. Quest'ultimo, dietro promessa di non veder intaccati i propri interessi di classe, offriva al governo la sua collaborazione perché anche nelle province del Mezzogiorno funzionasse l'apparato amministrativo ed estendersi l'influenza politica di chi a Roma deteneva il potere.


Così i nodi cruciali della situazione meridionale, questione sociale e problema demaniale restano irrisolti.
Il salario contadino sarà ridotto a ciò che è strettamente necessario, perché egli possa vivere per continuare il lavoro = schiavo... La condizione degli artigiani è a un dipresso eguale a quella dei contadini. Quantunque il salario della giornata sia per i mestieranti un poco più alto, l'incertezza del lavoro pareggia le condizioni. Tra gli artigiani dei paesi accade che padri e madri vendano le figlie e le mogli.


Il governo costituzionale è in sostanza il regno della borghesia.Le imposte municipali, in un grandissimo numero di Comuni, sono distribuite in modo da gravare specialmente sulla classe povera. Riguardo alle relazioni tra privati, non staremo a parlare degli innumerevoli abusi nella esecuzione dei contratti fra padroni e contadini. La Legge non concede neppure rimedi teorici alle classi inferiori, giacché i miserabili non sono elettori.


Diffatti, mentre l'azione del governo è efficacissima e pronta contro i disordini popolari, rimane miseramente impotente contro quelli, come la mafia, si fondano sopra la classe abbiente, o sopra la parte dominante di essa.


Nel mezzodì è comunissimo che si lasci al sindaco ed ai caporioni di un Comune scrivere i voti che vogliono, e gli elettori stanno a casa.

                                                                                                                                                                               (Segue la quarta parte)
Lorenzo Pontiggia

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