BONIFACIO VIII – CELESTINO V (HABEMUS PAPA) - N. Moretti

Pubblicato il da Lorenzo Pontiggia il poeta Mary Lory

 

BONIFACIO VIII – CELESTINO V  (HABEMUS PAPA) - N. Moretti

 

Bonifacio VIII, era romano. Dinastia dei Conti Caetani.

Alla morte di Niccolò IV, erano seguiti due anni e mezzo d'interregno, perché i Cardinali non riuscivano a mettersi d'accordo sul successore.

S'indirizzarono su una persona semplice che non desse noia a nessuno, un fraticello che viveva da anacoreta, vicino a Sulmona: Pietro da Morrone.

Quando seppe cosa gli stava capitando, Pietro cerco di nascondersi... Lo catturarono con la forza e lo portarono a Napoli, dove lo coronarono col nome di Celestino V.

Fra gli intrighi della Curia, il sant'uomo si senti perso...Di notte sentiva una voce che gli rombava nell'orecchio dall'intercapedine vuota: “Io sono l'angelo mandato da Dio a dirti che devi rinunziare al Papato e ritornare ad essere eremita (era quella del Cardinale Caetani che aveva istallato nella parete una specie di “cornetta”).

Così sei mesi dopo Celestino depose la tiara, senza aver messo piede a Roma.

In capo a undici giorni il Caetani gli succedette col nome di Bonifacio VIII e come prima cosa mandò ad arrestare frate Pietro, fu rinchiuso nel castello di Fumone, dove morì di stenti.

Bonifacio non ebbe rimorso, non credeva alla giustizia divina. L'inferno e il paradiso, diceva, sono già su questa terra.

Il primo è rappresentato dalla vecchiaia, dagli acciacchi e dall'impotenza; il secondo dalla gioventù, dalla salute, dalle donne e dai bei guaglioni, perché verso i due sessi era imparziale.

Una volta, a un cappellano che implorava l'aiuto di Gesù, gridò inviperito: “Stolto, stolto! Gesù fu un uomo come noi. Se non poté nulla per sé, cosa vuoi che possa fare per gli altri?”

Era un Papa del Rinascimento, anticipava un Borgia avanti lettera, cinico e gagliardo, dispotico, teatrale e pratico. Coltivava scrupolosamente tutti i peccati.

Era avido di ricchezze: si faceva trapungere le vesti di gemme, e la sua tavola era addobbata con quindici alberelli d'oro. Era superstizioso e dedito ai sortilegi: i suoi coltelli avevano per manico corna di serpente, in tasca portava una piastrella d'oro egiziana, e al dito un anello strappato al cadavere di Re Manfredi: tutti amuleti contro il malocchio...

Il giorno dell'elezione, indosso la tiara e chiese agli astanti se lo consideravano rappresentante di Dio in terra. Avutane conferma, si mise in testa una corona, brandì una spada, e chiese se lo consideravano anche Imperatore. Nessuno osò negarlo...

Questo Papa miscredente e blasfemo non ammetteva che il suo primato terreno fosse messo in dubbio. Quindi anche i troni le appartenevano: i Re non erano che momentanei appaltatori...

Non tutti erano disposti a subire simili prepotenze, e Re Filippo di Francia, rispose proibendo al clero d'inviare a Roma le decime raccolte nei suoi Stati. Era un colpo grave per le finanze della Chiesa perché la Francia era la loro fonte più grassa...

Il furbo Bonifacio, un po' per lo smacco politico, un po' per rimpinguare la cassaforte; diede origine al Giubileo del Trecento. Il lancio pubblicitario dai pulpiti di tutta Europa che chi partiva salvava l'anima e guadagnava il paradiso, poi facilitati dalla via Francigena, portarono a Roma per tutto l'anno circa trentamila pellegrini al giorno.

Andavano in colonna a prosternarsi sulle tombe degli Apostoli, dove ricevevano l'indulgenza plenaria e lasciavano cadere il loro obolo, e due diaconi con pala lo raccoglievano.

La media degli introiti era di mille libbre al giorno, cifra colossale.

Bonifacio mandò al Re Filippo una Bolla, in cui ribadiva la propria pretesa al patronato su tutti i Sovrani temporali. Filippo, bruciò il documento sulla pubblica piazza. Il Papa lanciò la scomunica contro di lui. Filippo rispose indicendo un Concilio che incriminò il Papa di empietà, simonia, stregoneria, adulterio,e assassinio. Non contento, incaricò il suo Ministro Nogaret di andare a Roma e di organizzarvi coi Colonna una congiura contro il Pontefice. Avvenne nella notte del 6/7 settembre 1303. Il vecchio pontefice carico di vizi e di peccati, con orgoglio: “Ecco il mio collo, ecco la mia testa!”

Nell'agonia Bonifacio seguitò a lanciare maledizioni e minacce contro tutti. E morì come visse: bestemmiando.

Filippo, reclamò l'indizione di un processo contro il Papa defunto. Un concistoro riunito a Groseau nel 1310 aprì l'istruttoria, sei prelati suffragarono le accuse più gravi.

Bonifacio, riferirono, negava la resurrezione sia del corpo che dell'anima. Secondo lui i dogmi non erano che invenzioni per tenere in rispetto il popolino ricattandolo con la minaccia dell'inferno.

Aveva definito assurda l'idea che Dio fosse insieme divino e umano, uno e trino. Trovava ridicolo che la Madonna avesse partorito in stato di verginità e che una sfoglietta di farina, sola perché consacrata, potesse tramutarsi nel corpo di Cristo. “Solo gli imbecilli possono credere a queste stupidaggini” aveva dichiarato. “Le persone intelligenti devono fingere di crederci, e poi ragionare col proprio cervello”.

 

Lorenzo Pontiggia

il Poeta marylory

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