FORMICHE A STALINGRADO - ROMAIN GARY

Pubblicato il da Lorenzo Pontiggia il poeta Mary Lory

FORMICHE A STALINGRADO  -  ROMAIN GARY

 

All'alba la buca era scavata. Era un alba stentata di settembre, pregna di pioggia: i pini galleggiavano nella nebbia, lo sguardo non raggiungeva il cielo...
< Non ti lasciare andare. Abbi cura di te. Fa sempre come ti ha insegnato la mamma.>
< A rivederci, papà.>
Il dottore se ne andò. E non tornò...
Janek attese... Non aveva paura. Non aveva sete, né sonno, né fame... pensò che moriva. Non sapeva come si muore. Certo, un uomo muore quando è pronto per morire...
Ma Janek non morì... Morire non era più facile che vivere...
Uomini affamati, esausti, vivevano rintanati nel cuore della foresta. In città li chiamavano “partigiani”; in campagna, i “verdi”. Ormai volevano soltanto salvar la pelle..-.

 

-Il merletto nero del fogliame si staccava sopra un cielo quasi chiaro, le stelle brillavano...
< Abbiate pazienza >, scrive il signor Chevalier. < Tenete nascosto il vostro gioco. Non esponete le famiglie... Non perdete la testa... Sorridete...
< L'odio non si disimpara. È come l'amore .>
< Io lo conosco l'odio. I tedeschi me lo hanno insegnato. Io l'ho imparato quando ho perduto i miei genitori...
< Che cos'è il fascismo?>
< Non lo so esattamente. È una maniera di odiare.>-

 

-Kazik, pensò: “Dio mio, ma sei proprio Tu che tiri i fili?...-
-Zosia, non ci credeva, non c'era un'ultima volta... Non bisogna mai fermarsi per respirare o per chiedersi il perché...”Gli uomini e le farfalle...”

Sulla terra lunghe colonne di formiche vanno tra i sassi. E ognuna di esse crede nella grandezza del proprio compito. Esse si arrampicano sulla carta a grandi lettere nere:“EDUCAZIONE EUROPEA”-

 

Libro veloce che fa riflettere: partigiani in casa...

Lorenzo Pontiggia

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